Artrosi dell'anca
L’anca è un’ articolazione coinvolta in molteplici movimenti come camminare, piegarsi e girarsi. Normalmente tutte le componenti di questa articolazione lavorano insieme e senza che questo provochi dolore o rigidità. Quando però subentra una malattia o un trauma, il dolore che ne consegue limita i movimenti e le attività in genere, compromettendo in maniera significativa la qualità della vita.
La decisione di eseguire un intervento di sostituzione protesica dell’articolazione dell’anca si basa essenzialmente sull’entità del dolore e della disabilità che derivano a causa dell’avanzato grado di artrosi (artrosi = perdita della cartilagine articolare).
La protesizzazione dell’anca consiste nel ricostruire chirurgicamente con materiali bio-compatibili l’articolazione formata dalla testa del femore e dall’acetabolo . Le principali indicazioni all’intervento chirurgico sono l’artrosi primaria e secondaria dell’anca (Fig.1), la necrosi asettica della testa del femore (Fig.2), l’artrite reumatoide, gli esiti di fratture del collo del femore, le lussazioni o fratture-lussazioni traumatiche dell’anca, i tumori ossei della porzione prossimale del femore o dell’acetabolo.
Fig. 1
Fig. 2
Le protesi d’anca devono durare in genere diversi anni per cui la scelta dei materiali risulta fondamentale; nella scelta dei materiali bio-compatibili tre criteri di base devono essere rispettati:
- mantenere stabilità dimensionale sotto carico;
- non indurre stati infiammatori nei tessuti circostanti;
- non andare incontro a fenomeni di corrosione.
I componenti delle protesi (Figg.3) sono: il cotile che sostituisce l’acetabolo e viene inserito a diretto contatto con l’osso; l’inserto del cotile che fissato alla faccia interna del cotile e costituisce una delle due componenti articolari; una testa femorale, articolata con l’inserto del cotile; lo stelo che inserito all’interno del canale femorale si integra con l’osso.
Fig. 4
Trattamento chirurgico
Gli obiettivi principali della protesizzazione dell’anca sono risolvere la sintomatologia dolorosa e fornire al paziente un’articolazione stabile e con buona capacità di movimento.
La protesizzazione può avvenire in anestesia spinale o in anestesia generale. Il paziente viene posizionato in decubito supino o laterale sul letto operatorio a seconda della via di accesso chirurgico all’anca scelta dall’operatore. Gli accessi chirurgici sono molteplici, ognuno con rispettivi vantaggi e svantaggi ma complessivamente analoghi dal punto di vista clinico ed in genere è l’esperienza dell’operatore a determinare la scelta tra i vari.
Si pratica un’incisione di circa 18-20 cm centrata sul grande trocantere, raggiunta l’articolazione dell’anca questa viene lussata, viene sezionata la testa del femore alla base e con apposite frese vengono preparati il canale femorale e la cavità acetabolare. Una volta introdotti la coppa acetabolare e l’inserto, l’articolazione viene ridotta (Figg.4) e, dopo opportuni controlli dimensionali e di stabilità, si procede alla sutura per strati. Vengono posizionati uno o due drenaggi per la raccolta del sangue che eventualmente potrà essere reinfuso.
Fig. 5
Post operatorio, convalescenza e riabilitazione
Nella prima giornata post-operatoria il paziente giace a letto a riposo, vengono eseguiti rx post operatori di controllo.
Nelle giornate successive vengono rimossi i drenaggi e si procederà alla mobilizzazione del malato prima a bordo letto, poi in poltrona ed in fine rieducandolo al passo con opportuni presidi. In seguito alla valutazione da parte del medico fisiatra viene impostato adeguato schema fisioterapico.
Una volta stabilizzato il quadro chirurgico-clinico il paziente può rientrare al domicilio o viene trasferito presso il reparto di Ortogeriatria o presso le strutture assistenziali del territorio dove sarà opportuno continuare il percorso fisioterapico impostato.
Per preservare la protesi il più a lungo possibile il paziente deve evitare tutte le manovre lussanti che sono illustrate in apposito opuscolo informativo che viene consegnato, non aumentare di peso, condurre vita attiva ed evitare qualsiasi fonte di infezione.